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Cercare la vita, quella vera
Sono nato in Sardegna nel settembre del 1974, a Elmas, un paese molto piccolo, vicino a Cagliari, che ospita l’aeroporto principale dell’isola. I boati degli aerei che partivano e che atterravano a pochi metri da casa hanno accompagnato 25 anni della mia vita. Da piccolo mi piaceva osservarli soprattutto alla partenza. Li guardavo in cielo fino a quando non sparivano tra le nuvole e non mi rimaneva altro da fare che immaginare dove sarebbero arrivati e sognare di partire. Con il naso all’insù li salutavo con la mano. Ero convinto che qualcuno dei passeggeri potesse vedermi.
La mia famiglia è semplice come il luogo che mi ha visto crescere. I miei genitori, commercianti di frutta e verdura, hanno lavorato tutta la vita per poter dare a me e a mio fratello un avvenire dignitoso. Mi hanno insegnato il significato del sacrificio, la fatica del lavoro, l’onestà, il rispetto per gli altri, l’attenzione al denaro e alle cose. Mio cugino, coetaneo, compagno di giochi e di tutto mi ha insegnato l’amicizia. Pochi libri. La nobiltà e la bellezza delle cose semplici, la fede profonda, eroica, di mia madre, la sensibilità di mio padre, hanno costruito in me il volto di Dio. Indelebile.
Ho frequentato le scuole dell’obbligo nel mio paese per poi diplomarmi come perito edile in un istituto tecnico di Cagliari. Gli anni delle scuole superiori sono stati per me anche anni di lavoro. Dopo qualche mese iniziai a dare una mano nell’attività di famiglia. A turno con mio fratello ci si svegliava presto la mattina per “andare con papà al mercato” e poi a scuola. Tanta fatica. Le giornate passavano tra il mercato, la scuola, il calcio e gli amici. Le estati, momenti indimenticabili di puro divertimento, in una villetta di famiglia al mare. La chiesa la lasciai abbastanza presto. Adolescente, dopo la cresima capii presto che il campo da calcio era notevolmente più interessante e attraente delle liturgie domenicali. I miei amici da tempo non ci andavano più. Non era necessario neanche scegliere.
Dio non mi mancava. Il mio cuore era preso da altro. Avevo tanti desideri, molti sogni, e non pensavo che la fede potesse permettermi di realizzarli. Le cose cambiarono dopo il primo anno di università. Avevo scelto di fare ingegneria civile. Avrei voluto studiare architettura, mi piaceva usare la fantasia piuttosto che la calcolatrice, ma a Cagliari quella facoltà non esisteva, e i miei genitori non potevano permettersi di farmi studiare altrove. Attraversai poi un periodo difficile. In famiglia, nello studio e perfino nel calcio, da sempre la mia grande passione. Tutto sembrava mi si rivoltasse contro. I miei sogni non parevano così facilmente raggiungibili come una volta e in verità neanche così attraenti. Iniziavo a cercare un senso nuovo della mia esistenza. Ho iniziato a fare ciò che non ho mai smesso di fare e che ancora oggi mi guida: cercare la vita. Quella vera.
Ho incontrato nuovamente il Signore della vita in modo inaspettato in un incontro della Comunità Primavera del Rinnovamento Carismatico Cattolico. Per la prima volta dopo tanto tempo avevo l’impressione di respirare nuovamente. In quella sala sentivo di aver riscoperto qualcosa di importante. Solo lentamente però mi riavvicinai ai sacramenti. Iniziai a frequentare il Movimento Giovanile Mariano dai Gesuiti. Padre Giovanni Puggioni, guida del movimento, uomo di fede eccezionale, mi aiutò molto nel percorso verso una nuova conoscenza del Signore. Aveva parole semplici, sempre uguali, eppure così belle. All’interno del movimento conobbi un gruppo di ragazzi. Nuovi amici, nuovo ambiente, vita nuova. Un’esplosione: non ho altre parole per definire quel periodo. Sentivo di rinascere una seconda volta. La nuova vita era fatta di esperienze differenti, ma unite da un unico denominatore comune: Gesù. La sete di conoscerlo in modo più profondo cresceva sempre di più.
Non molto tempo dopo due ragazzi del Movimento Mariano si decisero per la vita religiosa e parlarono della loro scelta in un incontro tra animatori del movimento. Li accompagnai all’aeroporto. Mi scoprii invidioso. Anche io avrei voluto trovare come loro una strada mia, in cui poter dedicare tutta la mia vita a Dio. Desideravo la vita religiosa. Volevo essere prete, parlare alla gente del Signore che avevo incontrato. Pensavo ai giovani, ai miei amici che non avevano ancora conosciuto ciò che io avevo scoperto. Non volevo fare il parroco. Desideravo una vita comunitaria intensa, radicale. La Compagnia di Gesù non era in conto. Ero molto indeciso. La strada non era per niente chiara. Avevo bisogno di un aiuto. Incontrai così p. Armando Ceccarelli che mi seguì in quegli anni di discernimento.
Passarono alcuni anni in cui continuai a studiare, a lavorare, proseguendo con tutte le attività iniziate. Lentamente si fece strada in me il desiderio di essere gesuita. Anche io volevo essere come questi padri, sobri, con lo sguardo libero, abilissimi nel parlare di Dio alla gente, nel conoscere il cuore dell’uomo e nell’orientarlo a Dio. Il pensiero di poter essere un compagno di Gesù mi riempiva il cuore di consolazione. Grande entusiasmo. Un anno ancora di varie esperienze per allargare il mio orizzonte di conoscenza della Compagnia e poi finalmente a ottobre del 1999 presi quell’aereo che da bambino guardavo sparire tra le nuvole. Destinazione: noviziato di Genova. Da bambino non avevo mai immaginato cha la meta potesse essere questa. In realtà il viaggio era appena cominciato.
Dopo il noviziato a Padova per lo studio della filosofia e poi in Albania per due anni di Magistero, quando ancora i maestri facevano gli animatori nel seminario minore di Scutari. Teologia a Napoli nella piccola Comunità di S. Barbara, a Cavalleggeri, dove sono stato ordinato Diacono con altri 3 compagni. E poi a Roma, San Saba, per la licenza in teologia biblica alla Gregoriana. Anni importanti, intensi, a tratti molto difficili. Tante persone, un nuovo mondo, una vita tanto desiderata, ma in fin dei conti sconosciuta. Ho imparato molto. Molto ho ricevuto.
Nel primo anno romano vengo ordinato presbitero nella Chiesa del Gesù di Roma. Avevo iniziato una piccola collaborazione per la pastorale giovanile nella parrocchia di San Saba e saltuariamente andavo a Pescara per curare la formazione dei Responsabili MEG e per partecipare alle giornate Regionali, mentre a San Saba davo una mano per alcune questioni pratiche a P. Loris Piorar, Responsabile Nazionale del Movimento, fratello e amico. Era solamente un modo per vivere il mio “apostolato” nel tempo dello studio. Nel cuore sentivo di non essere nel mio luogo naturale. Avevo vissuto tutta la formazione pensando di dovermi poi impegnare con gli Esercizi Spirituali. Sognavo una casa di esercizi, con tutto ciò che le girava intorno. Il Signore aveva pensato diversamente. Al termine degli studi vengo inviato a Pescara come Responsabile Regionale del MEG e mi innamoro dei ragazzi. In realtà non so cosa sia successo nel mio cuore, ma a contatto con i tanti giovani del MEG di Pescara ritrovo qualcosa di molto profondo che dieci anni prima mi aveva condotto alla scelta della Compagnia di Gesù: il lavoro con i giovani; spendere la mia vita con loro e per loro. Così il MEG entra nella mia vita e mi riconduce all’origine della mia vocazione.
Vivo con grande passione cinque anni a Pescara. Tanti ragazzi, tanto lavoro. Tanti incontri. Una realtà molto grande che mi supera continuamente. Le realtà presenti si rafforzano e nascono nuove comunità del MEG. In pochi anni esplode qualcosa di molto bello che è il frutto anche di una nuova ondata di vitalità che coinvolge il Movimento diffusamente in altre regioni. A giugno del 2016 vengo nominato nuovo Responsabile Nazionale del MEG. Grande gioia, ma anche grande responsabilità. Dopo qualche mese parto per il Terz’anno. Vivo sei mesi a Nairobi, in Kenya, un tempo prezioso di intimità con il Signore, di rilettura della mia vita e di contatto con i più poveri che mi riporta al gusto della semplicità. Ritrovo qualcosa della vita, quella vera, che ancora non ho smesso di cercare. Tornato a Roma riprendo il mio incarico da Responsabile Nazionale. Tanti ragazzi mi aspettano, sono per strada, l’aereo è ancora in volo, felice.
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