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La bellezza di spendere la vita per gli altri

La mia storia è molto semplice. Sono nato a Torino da una “normale” famiglia torinese che riflette nel suo piccolo una parte della storia della mia città. Mio papà, proviene da un paese della Basilicata. E’ emigrato per sposare mia madre che viveva a Torino e per lavorare in quella gran fabbrica che era la FIAT. Lo stesso ramo materno della mia famiglia non è sicuramente torinese: mia nonna materna è abruzzese, mio nonno materno è siciliano. Questa era la “Torino” degli anni 60-70, una città di forte emigrazione soprattutto dal Meridione che ruotava intorno a “mamma” Fiat e in questa città sono cresciuto e mi sono formato. Solo dopo averla lasciata mi sono reso conto di quanto ero torinese nel carattere schivo e riservato, nel modo di pensare e di affrontare la vita. Da altra parte ho speso molte estati con mio fratello al paese paterno con la nonna e con gli zii. E’ stato un dono. Una parte di me si trova a casa nel Sud d’Italia.

La mia vita da bambino e da ragazzo così si è svolta nella quotidianità di una famiglia che mi ha sempre dimostrato un’accoglienza e un amore vero e profondo. La mia educazione scolastica poi è stata caratterizzata da un frequentare “scuole cattoliche” per esplicita scelta dei miei genitori. Ricordo ancora con riconoscenza la mia maestra, suor Beatrice: fu proprio lei a suggerire ai miei genitori l’Istituto Sociale. Incominciai così la mia avventura che durerà otto anni in quello che ora chiamo il nostro Collegio di Torino. E’ stato un periodo che ricordo con gioia e con un po’ di “sana” nostalgia. Lì ho conosciuto quello che sarebbe diventato il mio primo “padre spirituale”: p. Piero Granzino SJ. Lui ha ascoltato i miei “travagli” adolescenziali e soprattutto ha seminato il germe del Vangelo, germi di una “Parola” capace di scaldare il cuore.

Dopo il liceo la prima grande scelta: l’università. Mi sono ritrovato al Politecnico di Torino. Non è stato semplice. Non solo per l’oggettiva difficoltà dello studio, ma perché avvertivo nebulosamente che non era la mia strada. Dopo due anni sono ritornato all’Istituto Sociale e ho ricominciato un cammino con p. Piero. Dopo la sua partenza per Napoli mi consigliò di continuare l’accompagnamento con p. Giuseppe Giordano SJ. E’ iniziato così un altro fondamentale capitolo della mia vita. Ho frequentato il Centro Universitario Michele Pellegrino e la CVX che si stava proprio allora formando. In questo contesto è maturata per la prima volta la domanda sul mio futuro, sulla vocazione a cui il Signore mi stava chiamando. Terminata l’Università (era l’ormai lontano 97) ho svolto il servizio Civile con ragazzi di strada in un centro di Padri Somaschi, a Torino. E’ stata un’esperienza profonda con adolescenti meno fortunati di me. Mentre loro cercavano di imparare un lavoro, io imparavo la bellezza di poter spendere una vita per gli altri. Lo considero uno dei doni della mia vita. La fine del servizio civile però ripresentava la domanda sul mio futuro. Con l’aiuto paziente e premuroso di p. Giordano che mi ha accompagnato nel mio discernimento e dopo il Campo Vocazionale di Montepulciano nel settembre del 1998, ho maturato la decisione di entrare in Compagnia.

La mia vita da gesuita è stata caratterizzata dalle classiche tappe della formazione in Compagnia: due anni di Noviziato a Genova, due anni di filosofia Padova, due anni di magistero a L’Aquila e tre anni di teologia a Roma. Ho terminato la licenza negli Stati Uniti, a Boston.