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La mia vocazione tra medicina e cura delle anime

La strada che mi ha condotto nella Compagnia è stata lunga e seminata di svolte qualche volta difficili e impreviste. I miei primi ricordi mi portano in quelle città che la mia famiglia ha abitato per seguire mio padre nel suo lavoro. Con le mie due sorelle più piccole, prima siamo stati a Pisa, poi a Londra e infine a Roma dove dall’età di dieci anni sono cresciuto. Questo periodo di itineranza è rimasto dentro di me e oggi sento questo amore per le distanze e per il diverso continuano a caratterizzare la mia vita di gesuita.
Durante la mia adolescenza ho potuto conoscere la vita di parrocchia e di quartiere, fra le attività che più mi hanno segnato e insegnato c’è lo scoutismo. A diciassette anni ho vissuto una crisi della fede che ha aperto un lungo e difficile periodo di ricerca e di “esilio”. Solo sette anni più tardi all’età di ventitré anni, durante i miei studi in medicina mi sono riavvicinato al Signore e alla sua Chiesa, non senza l’aiuto e l’accompagnamento dei gesuiti della Cappella Universitaria. Finiti gli studi e dopo una esperienza profonda di catechesi presso i francescani di San Lorenzo al Verano chiesi proprio ai gesuiti di essere accompagnato nel mio discernimento vocazionale. Questo cammino di ricerca mi ha portato prima a Villa San Giuseppe e infine in noviziato.
Con profonda gioia ho iniziato a ventotto anni la mia vita di religioso nella Compagnia. Dopo il noviziato, che per me è stato un periodo sereno di crescita e approfondimento della mia vocazione, ho cominciato gli studi di filosofia prestando servizio con il gruppo del Centro Giovanile Antonianum “Medici per la Bosnia”. Ho potuto così avvicinarmi a quella chiamata alla missione che mi ha portato a partire in Ciad per il magistero. In Africa ho lavorato due anni come medico, e fra i malati e le grandi povertà che ho incontrato è nata la mia vocazione al sacerdozio. Proprio quando mi accorgevo che nulla più potevano le forze umane allora cominciavo ad abbandonarmi alla dolcezza e alla forza del Signore che mai abbandona i suoi poveri. In ospedale, nell’assistere quei corpi colpiti dalla sofferenze e dalla umiliazione della malattia, si è approfondito la mia comprensione e il mio amore per l’eucarestia, il mistero del corpo morto e risorto del Servo Gesù.
Tornato dal Ciad cominciai gli studi in teologia al Centre Sèvres a Parigi. L’esperienza degli studi ha significato per me entrare in una dimensione di abnegazione e di rinuncia a quel servizio diretto dei poveri. Provvidenzialmente nella comunità di inserzione a Saint Denis ho potuto sperimentare uno stile di vita semplice e fraterno che mi ha permesso di tenere un contatto con la gente e con le comunità migranti. E’ la loro fede che mi ha permesso di superare con gioia le inevitabili aridità degli anni di teologia. Ora mi dedico al Magis, stando in questa ONG cerco di aiutare le persone che vi lavorano e con cui collaboriamo a scoprire la bellezza e la profondità della Missione della minima Compagnia, per quanto questa bellezza possa a volte essere sfigurata dai nostri limiti, dalle nostre paure e dai nostri egoismi.